Ricordi di scuola

Povero Guerreschi: a diciott’anni era già un uomo e si vergognava di queste cose… Io invece, grazie a Dio, no.”
Giovanni Mosca

Non ricordo se fosse autunno o primavera, né tantomento l’anno, in cui il professor Civardi ci fece leggere dal libro di italiano un racconto di Giovanni Mosca, tratto da Ricordi di scuola.

 Ricordi di scuola

Nel racconto (che potete leggere qui in estratto) il giovane maestro si trovava a fronteggiare, alla prima nomina, una classe di bambini terribili. E’ un libro in cui Mosca racconta con ironia e garbo un paese che si trasforma sotto il fascismo, in cui le divisioni sociali si amplificano. I ricchi si chiamano ricchi, i poveri si chiamano poveri. E in cui però un giovane maestro può prendere in mano la sua classe e portare il capobanda fino al Liceo e alla promozione sociale.

Un altro passaggio del libro si trova qui.

Anni dopo, finito il Liceo Classico e appena iscritti all’Università, Marco ed io incontrammo Civardi in un bar. Ci chiese cosa stavamo facendo. “Lettere” abbiamo risposto, con una punta di orgoglio di fronte alla persona che ci aveva probabilmente indirizzato su quella strada. “Babbei” ci rispose “dovevate iscrivervi ad Ingegneria, oggi”.

Oggi è morto uno dei figli di Giovanni Mosca, simbolo di un’altra Italia.

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