Avatar e la propaganda della green economy

Avatar e la propaganda della green economy

Ieri sera tornavo dalla visione di Avatar e cominciavo a pensare di buttar giù qualche idea suggerita dal film. Ho raggiunto degli amici per una birra e un paio di loro erano stati a vederlo il giorno prima. Questa mia amica ha detto subito “non mi è piaciuto, è una retorica vecchia, il film è scontato”. Mi sono ficcato in una discussione piuttosto appassionata che mi è servita però per mettere in chiaro diverse cose.
Il punto di partenza è che Avatar è un film per la massa. Non è un film per geek e non è un film da vedere in una saletta con quattro cinefili. Va visto con un cinema pieno di gente e pop corn. Va visto con chi guarda il Grande Fratello e si sbraccia per X-Factor.
Il secondo punto è che la trama è semplice, lineare, perfettamente comprensibile. Non devi aspettarti colpi di scena spiazzanti. Le cose andranno come è giusto che vadano.
Il terzo punto è che gli effetti speciali “mascherano” i messaggi. Attento a goderti gli effetti di spazialità offerti da una porta sporca, piuttosto che dai voli tra i rami degli alberi, nemmeno ti accorgi di cosa sta dicendo il film.
Il quarto punto è che è un film pieno di citazioni. La rete delle citazioni è costruita sulla cultura pop del pubblico che andrà a vedere il film e il “già visto” aiuta la decodifica dei messaggi. Il modello del colonnello dei marines è certamente Robert Duvall in Apocalypse Now, che fa surf sul Mekong mentre la cavalleria aerea lancia napalm tutto intorno. Lo shuttle bianco con la prua trapezoidale si chiama Valkyria come l’astronave da bombardamento del videogioco Starcraft.
Il passaggio cruciale però è quello del senso del film. Qual’è il messaggio? Di cosa parla questo blockbuster?
A mio parere Avatar è un film di propaganda (almeno quanto e come lo era Casablanca).
L’obiettivo principale è mettere al centro, per le masse, il concetto di equilibrio nella natura. Mentre in Star Wars l’equilibrio nella forza è riconducibile allo scontro tra Bene e Male, in Avatar l’equilibrio naturale fa più riferimento al ciclo della vita, al comune destino delle specie naturali con ritualità che sembrano prese in prestito dagli Indiani d’America. Diversi elementi nel film sembrano collegare i Navi anche ai Night Elves di Warcraft.
Semplifica il concetto di rete e di intelligenza collettiva/connettiva che era così centrale in Matrix. Semplificandolo e portandolo ad un livello “magico” fortemente emotivo.
Inoltre c’è un rovesciamento del punto di vista che, in un film di così largo consumo, è insolito. I marines sono i cattivi, sono venduti a degli affaristi che per denaro turbano lo scorrere naturale della vita. Certo il punto di vista a favore dei selvaggi non è nuovo (da Soldato Blu a Balla coi lupi) ma in un film di fantascienza rappresenta qualcosa di più perché, per paradosso, è proprio la tecnologia ad essere sconfitta dalla natura. Ve li immaginate gli americani, con due fronti di guerra aperti, che a fine film urlano “marines go home”?
E voi che ne pensate?
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