Il bicchiere è mezzo pieno. Buon lavoro, Assessore al Turismo.

Il bicchiere è mezzo pieno. Buon lavoro, Assessore al Turismo.

Serenella Moroder ha ricevuto questa mattina la delega al Turismo da parte del Governatore della Regione Marche Gianmario Spacca.

Cantine aperte, organizzata dal Movimento turismo del vino

Quando avevo raccolto l’invito di Roberta Milano a mandare un’email al Governatore eletto per sollecitare l’individuazione di un profilo qualificato per il ruolo di Assessore al Turismo ero quasi certo che l’invito non sarebbe stato raccolto. Mi preparavo a scrivere un post nel quale non potendo analizzare le competenze dirette dell’Assessore avrei fatto dei generici auguri. Invece mi trovo in una situazione inattesa, piacevolmente inattesa.

Serenella Moroder proviene dal settore vitivinicolo, da una delle più conosciute cantine del Rosso Conero, presso la quale si trova una struttura agrituristica. Come presidente regionale del Movimento del turismo del vino si è fatta promotrice degli appuntamenti di Cantine Aperte e di altre iniziative.

Non voglio occuparmi delle polemiche politiche la sua nomina ad Assessore si porta dietro, ma cercare di cogliere almeno due elementi positivi, come forse è giusto quando si comincia un lavoro.

Il primo, mi sembra, è che la sua nomina esprima una volontà di guardare al Turismo regionale in maniera complessiva, tenendo in grossa considerazione il turismo rurale. Forse a discapito della costa e del turismo balneare (qualche reazione mi sembra scomposta) ma sicuramente coinvolgendo quegli imprenditori che attraverso agriturismi e country house sono sembrati più dinamici negli ultimi anni.

Il secondo riguarda l’essersi misurata di persona con le difficoltà di organizzazione di eventi turistici su scala regionale, il che comporta necessariamente l’orchestrazione di necessità, caratteri e obiettivi personali diversi. Ovviamente porta anche l’esperienza che “non tutte le ciambelle riescono col buco”.

Le necessità del Turismo nelle Marche non riguardano solo la comunicazione, ma devono partire dalla necessità di far sentire questo territorio coerente. Non si può più ragionare in termini di competizione tra Urbino e Ascoli Piceno, tra Senigallia e San Benedetto del Tronto, tra i Sibillini e il Monte Conero, tra tartufo e ciauscolo, verdicchio e rosso piceno. Questi campanilismi portano vantaggio a pochi e disperdono il lavoro di molti.

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