Prendere le cose di traverso

Prendere le cose di traverso

Da quando uno è bambino sente dire che le Marche hanno le valli a pettine, che vuol dire che sono parallele, e vanno da ovest ad est. Vuol dire che andare lungo la Salaria o la Flaminia fino a Roma è quasi facile. Vuol dire che i paesi sulla costa sono tutti incollati tra loro, in un unica città lineare.

Vuol dire che un fiume collega e separa. Che un colle più alto diventa un valico. Che il campanile e le mura del paese diventano qualcosa a cui abbarbicarsi in nome di una qualche diversità e/o superiorità.

Il 1 (o il 2) me ne parto. La prima tappa del mio viaggio andrà da Talamello (o San Leo) a Carpegna. E poi a piedi giù verso Urbania, Cagli, Fonte Avellana, Sassoferrato, Fabriano (o Cerreto d’Esi), Pioraco, Pievebovigliana, Bolognola, Amandola, Montemonaco, Arquata del Tronto.

In cerca di sentieri e di strade che vadano di traverso. In cerca di nessi intorno, nel vino, nel pane o nel formaggio, in cerca di nessi dentro.

Chi ha suggerimenti da darmi per questo viaggio, è il benvenuto.

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