Spaghetti digitali

Spaghetti digitali

“Maccheroni baby,oh oh oh, elettronici baby, oh oh oh
sono buoni baby, oh oh oh, maccheroni baby, oh oh oh.
Spaghetti nucleari, zuppa del robot, ricetta del computer,
lasagne punk, galletto rockabilly, pollo di metallo elettronico.”

Maccheroni elettronici – Alberto Camerini – 1982

Nel 1946 nasceva l’Italia repubblicana. Nel 1946 il gesuita Padre Alberto Busa si procurava uno dei primi computer a schede perforate e cominciava la trascrizione in un sistema informatico di alcuni testi di San Tommaso d’Aquino. Sono passati sessantuno anni.

Trattore tra le vigne - Ripatransone
Sono gli anni di mia madre. Lei è in pensione. La Repubblica Italiana è leggermente in difficoltà. L’informatica italiana è… Come sta l’informatica italiana? Se si pensa alla produzione industriale, c’è poco da stare allegri, sicuramente. Olivetti è una parola che non si può pronunciare, sia come rimpianto per l’incapacità a tenere il passo della rivoluzione digitale, sia come rimpianto per un modello di collaborazione tra imprenditoria e lavoratori.
Parlare di digital divide in Italia, della divisione tra chi ha accesso alle risorse delle tecnologie digitali e chi non ha accesso, è imbarazzante. Negli Stati Uniti e nell’Unione Europea indica una differenza di possibilità tra i paesi più ricchi e i paesi più poveri. In Italia significa parlare di diverse possibilità di crescita per chi sta sulla costa, o lungo le dorsali di cavi posate da compagnie private, e chi invece vive in valli laterali, o a ridosso delle montagne.
Il sistema sociale ed economico è violentemente condizionato da questa situazione e la speranza che alcuni hanno in tecnologie come il wi-max è illusoria.
La vera divisione in Italia non è tra chi ha accesso alle reti per un problema strutturale, ma per l’incapacità di ragionare in termini di reti. Mettersi in rete è mettersi in gioco, è rischiare la propria posizione gerarchica, mettere i propri interessi ad un livello in cui l’interazione con gli altri li potrebbe trasformare, far crescere, far svanire.
La tecnologia, per gli italiani, non è normalità. Uno schiaccianoci è una macchina, come tale è un prodotto tecnologico. La scrittura alfabetica è una tecnologia di comunicazione. Invece quasi sempre si sente nella parola tecnologia l’esotico, l’ignoto o il naif. Accendere il fornello per gli spaghetti è un’operazione senza fascino, ma basta che alla fiamma del gas si sostiuisca una piastra elettrica ed ecco la diffidenza verso l’oggetto dai poteri incontrollabili.
Ci sono state scuole in Italia (il fatto è mitico) e libri, nei quali si raccontava di come fosse cambiata la vita dei popoli quando all’aratro a chiodo si era sostituito quello a versoio. Rovesciare una zolla di terra attraverso un semplice processo tecnologico significò migliorare le condizioni di vita. Oggi i tabù, la malafede e solo qualche volta l’ignoranza ci impediscono di fare scelte consapevoli, corrette e solo qualche volta coraggiose.

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